Sport, nella legge di bilancio è pronto il ridimensionamento del Coni

Un terremoto. Se il «collegato sport» alla legge di Bilancio fosse approvato nella sua attuale versione, sarebbe difficile sfuggire a questa definizione. Il sistema sportivo italiano, infatti, cambierebbe da cima a fondo. Riducendo in modo drastico il ruolo del Coni, sottraendogli la cassa dei finanziamenti delle federazioni e costruendo una nuova centralità in capo alla Sport e Salute S.p.A., che manderebbe in pensione l’attuale Coni Servizi. Il sottosegretario «vigilante» Giancarlo Giorgetti aveva annunciato novità «importanti», ma nessuno si era azzardato a pronosticare tanto. E invece il testo, seppure in forma ufficiosa, ha già cominciato il suo giro fra i palazzi. Con tanto di cifre shock. Che vanno però prese con una certa prudenza anche perché è scontato che si apra nelle prossime settimane una trattativa fra Governo e Coni.
COME LA FRANCIA Sullo sfondo, però, si introduce uno sbocco «alla francese», con la neonata «Sport e Salute» a diventare un ministero dello Sport di fatto, con molto più potere (e soldi) del comitato olimpico. È la famosa versione iniziale del contratto di governo Lega-5 Stelle in cui era citato proprio l’esempio francese (peraltro in corso di rivisitazione a Parigi), un riferimento che fu poi cassato nella versione definitiva. E che ora rispunta in modo clamoroso.
COM’È Fino ad oggi, lo Stato finanzia direttamente il Coni per 416,9 milioni di euro. Coni che distribuisce questi soldi nelle varie voci del suo bilancio. La maggioranza delle risorse viene spesa per i cosiddetti «contributi istituzionali», poco più di 276 milioni, che comprendono soprattutto (il resto della cifra è per Enti di promozione, discipline associate e contributi alle Forze armate) i soldi alle federazioni fra «parte sportiva», personale e contributi per gli impianti, circa 246 milioni. L’altra fetta importante della spesa è il «contratto di servizio annuale con Coni Servizi»: 122 milioni che riguardano tutti i «beni e servizi» per il funzionamento della struttura, dalle spese di partecipazione agli eventi olimpici al costo per i 700 dipendenti.
COME SAREBBE Con la rivoluzione «giorgettiana», il meccanismo cambierebbe. Non nella quantità del finanziamento al sistema sportivo, che corrisponderebbe al 32 per cento delle entrate fiscali «effettivamente incassate dal bilancio dello Stato, derivanti dal versamento delle imposte nei diversi settori (gestione impianti, attività di club, palestre e altre attività sportive)», ma che non potrebbe comunque scendere sotto i 410 milioni. La novità sarebbe la divisione della torta: 370 milioni assegnati a «Sport e Salute», che gestirebbe il finanziamento delle federazioni, e 40 al Coni per il suo funzionamento e la preparazione olimpica. Ma sulle cifre meglio essere prudenti, anche perché bisognerebbe stabilire quali e quante competenze del Coni sarebbero spostate nella nuova società.
NOMINE Una cosa è chiara: il vertice della nuova società, a differenza di quanto ora avviene con Coni Servizi, sarebbe di fatto nominato dal Governo. Nel 2002, il comma 4 dell’articolo 8, prevedeva: «Il presidente della società e gli altri componenti del Consiglio di amministrazione sono designati dal Coni». Ora cambierebbe così: «Il presidente della società e gli altri componenti del consiglio di amministrazione sono nominati dal ministero dell’Economia e delle finanze su designazione dell’Autorità di Governo competente in materia di sport, sentito il Coni». Le cariche Coni-Sport e Salute S.p.A. sarebbero «incompatibili» anche per un biennio oltre la «cessazione della carica». Un ulteriore modo per sottolineare: ognuno per conto suo.
Alessandro Catapano-Valerio Piccioni
La Gazzetta dello Sport – martedì 30 ottobre 2018

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