Ci mancava solo la storiaccia della Federbocce condita in salsa di Comitato Paralimpico. Già la marcia di avvicinamento alle elezioni Coni dell’11 maggio, al di là di un rinnovamento importante (15 presidenti nuovi su 44, o su 41 tenendo presente soltanto i rinnovi di questo ciclo elettorale), risulta costellata da troppi «casi» di cui ha dato puntuale rappresentazione giovedì il sito del Fatto Quotidiano. Ma quel che ha preceduto l’elezione dell’ex segretario dei Paralimpici De Sanctis, che ha scalzato Rizzoli, supera ogni tipo di immaginazione, anche la più malata. Una vicenda in cui di «buoni» non se ne vedono. È inaccettabile il metodo di Rizzoli che registra quanto viene detto a un pranzo, tra l’altro datato nel tempo, all’insaputa dei commensali De Sanctis e Pancalli. Offrire poi al ludibrio del web in piena vigilia elettorale stralci e solo stralci di questa conversazione a tre è se possibile operazione ancora più deplorevole. Detto questo, però, c’è la sostanza (oltre che la forma, visto il linguaggio che usa De Sanctis) di un qualcosa che, se confermato nella versione integrale di un’ora e mezza che è già in possesso del generale Cataldi, il grande capo della Procura del Coni che ha interrogato l’altro ieri Rizzoli (alla Procura della Repubblica di Roma la consegna del nastro avverrà più in là) fa rabbrividire.
Dispiace che nel tritacarne sia finita anche una bella persona come Luca Pancalli, e speriamo che un’analisi approfondita dell’intera registrazione, dove contano le parole ma anche il clima tra amiconi (tali erano un tempo Rizzoli e De Sanctis) in cui vengono dette, possa finire con l’alleggerirne la posizione. Se si dovesse infatti prendere per buono quel poco che si è ascoltato delle volgari sparate di De Sanctis, che si dichiara in grado di disporre a suo piacimento dei fondi della Fondazione paralimpica, il presidente del Cip sarebbe nella migliore delle ipotesi colpevole di omessa vigilanza. E a proposito, ora che il Cip è ente pubblico non più sotto la giurisdizione Coni, chi controlla sarebbe utile lo facesse. È interesse di tutti.
Quanto al resto delle Federazioni, dall’Aeroclub con un presidente (Leoni) condannato per peculato e appena sospeso, al Pentathlon del neoeletto e già sfiduciato Bittner che però non si dimette, dalla Canoa di Buonfiglio che, come volevasi dimostrare, dovrà rifare le elezioni e intanto sono 5 mesi che governa, al Tiro a Segno il cui presidente Obrist è stato rieletto in barba a uno Statuto che dice il contrario, è tutto un «manicomio normativo» (Malagò) in perfetta sintonia con quello del Paese, basta vedere ciò che succede con la legge elettorale. Il presidente del Coni ha promesso di metterci mano a partire dal 12 maggio. Lo faccia, senza sconti.
Palazzo di vetro di Ruggiero Palombo
La Gazzetta dello Sport di sabato 18 marzo 2017
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