Cosmo Olimpiadi! Ho provato il judo per un giorno

Paolo Madeddu, della redazione di Cosmopolitan, ha voluto provare il judo, in vista delle Olimpiadi in cui questo sport olimpico potrebbe portare buoni risultati all’Italia ed ecco cosa ha scoperto…

Due domande. Ti piace il contatto fisico? Sì, proprio avere qualcuno addosso (e se dico “Qualcuno”, non traducete “Tom Hiddleston” o “Jamie Dornan”, ma “Qualcuno che boh”), e cercare il miglior modo di interagire col suo corpo. Bene: il judo fa per te. Non ti piace affatto? Bene. Il judo fa per te. Detto questo, un’altra domanda. Come ti comporti quando sei in difficoltà? Mantieni la calma e la serenità necessaria per trovare il modo di ribaltare la situazione? Oppure scleri senza ritegno? Nel primo caso, il judo fa per te. Nel secondo caso, il judo fa per te.

Cadere è importante. Chiedo subito scusa (anche per difesa personale) a chi lo ha praticato, se questo articolo darà l’impressione di essere scritto da un completo sprovveduto. Ma non è affatto un’impressione. La verità è che nella vita ho abbracciato altri sport (che si sono più o meno tutti divincolati imbarazzati dal mio abbraccio) ma col judo non ho mai avuto contatti. Eccetto una ex fidanzata che lo aveva praticato da ragazzina, e mi raccontava di come aveva imparato a cadere in modo impeccabile. Ora: in tutti gli altri sport, dallo sci al ciclismo, cadere è sinonimo di disastro: giusto nel calcio, chi cade in modo drammatico può ottenere un rigore. Invece nel judo, a quanto ho capito, è un primo momento della verità. Perché uno degli scopi che si prefigge è acquisire sicurezza. E mantenere controllo ed equilibrio mentre si cade, nella vita, è cruciale. Credetemi, c’è un sacco di filosofia nel judo – francamente, poteva inventarlo solo un giapponese.

Conoscere la sua storia (in 7 righe) pure. Il suo inventore è il maestro Jigorō Kanō, che studiò tutti i tipi di combattimento, in particolare il ju jitsu, elaborando alla fine dell’Ottocento una tecnica che favorisse i lottatori più virtuosi invece che i più forti. “Massima efficienza col minimo sforzo” , “Serenità nella difficoltà”, “Insieme per progredire” – sono il tipo di insegnamenti che si ricevono, e che obiettivamente in altri sport sarebbero accolti con un grugnito. Dal 1964 il judo è uno sport olimpico. Dopo il Giappone, la nazione con più medaglie è la Francia. Ma in questi ultimi anni, nelle Olimpiadi anche l’Italia va a meraviglia.
È anche una questione di fashion. Vi irrita molto quando qualcuno vi tocca i vestiti? Ormai lo avete capito: qualunque sia la vostra risposta, il judo fa per voi. Perché il vestito ha un ruolo molto importante in questa disciplina: è espressamente previsto che ci si tiri per la giacca. Che è molto robusta, e costa dai 30 euro in su. Quanto alla cintura, per il momento, non pensateci.
Come si comincia. “Tutti possono fare judo. E si può iniziare praticamente a qualunque età”, dice il Maestro Benemerito Giampiero Gobbi. Il Maestro ha una risata cordiale da milanese di una volta, e mentre i suoi allievi si allenano al Judo Club Milano, zona Lambrate, racconta che lui ha iniziato nel 1962, quando il judo in Italia era una specie di curiosità esotica. All’epoca giocava a rugby, sport cui si riconosce una base cavalleresca. E a quanto pare, l’ha ritrovata nel judo. “Sicuramente è uno sport di contatto, ci si deve abituare a essere afferrati, spostati, bloccati a terra. Ma il tasso di infortuni è ridottissimo, inferiore a calcio o ciclismo. Non è uno sport violento, anzi forse è il caso di far presente che non è una attività per la difesa personale in senso stretto. Certo aiuta nella difesa personale perché fa acquisire sicurezza e consapevolezza della propria forza, e insegna come usare la forza dell’avversario rivolgendola contro di lui”.
Primo approccio. Effettivamente, la prima cosa che si impara è come cadere sulla “materassina”, il tatami: cadute indietro e laterali. Bisogna farsi passare la paura di cadere, dice il Maestro. Poi si passa alle tecniche per immobilizzare l’altro – e a come cavarsela quando si è immobilizzati. I principianti si allenano con gente che ha già qualche anno di esperienza e una cintura più avanzata, perché uno dei principi è “Amicizia e mutua prosperità”. L’ambiente ha l’aria di essere molto rispettoso, non aggressivo né competitivo. Gli imbruttiti da palestra, apparentemente, non trovano terreno fertile.
Costi e dritte pratiche. Di solito all’inizio si fanno due ore la settimana, preferibilmente in due giorni diversi. Tra amatori, non si viene suddivisi per abilità, o per fasce di età – bambini esclusi, naturalmente. Normalmente le prime lezioni sono gratuite. Un abbonamento annuale viene a costare mediamente 350 euro. A fine anno si sostiene un esame che porta a passare al livello successivo, ovvero il cambio di cintura. Si parte dalla bianca, poi si passa alla gialla, fino ad arrivare alla cintura marrone e poi la nera. Fateci un pensiero: nessun altro sport vi dà la possibilità di mostrare i vostri progressi su Facebook e Instagram tramite un capo di abbigliamento.
Impari il miglior uso dell’energia. Se per strada incontrassi Fausto, figlio di Giampiero, valuterei in un istante che è il tipo con cui non ingaggiare mai un confronto fisico: di primo acchito, gli darei ragione su tutto. Paradossalmente, il judo mi spinge a fare quello che eviterei, cioè affrontarlo, lottare con lui per migliorarmi. Naturalmente, in un paio di secondi mi spalma a terra come bitume, però mi consolo pensando che è cintura nera, istruttore federale, e quattro volte campione italiano. Fa persino sumo. Fausto mi mette davanti a un concetto di rispetto che sembrerebbe il contrario di quello che viene tirato in ballo quando la gente si altera e dice – avete presente? – “Giù le mani di dosso!” “Non ti permettere di toccarmi” e via dicendo. Invece, il judo genera “un rispetto che nasce dal mettersi le mani addosso”, dice Fausto. “Ho amici con cui ho lottato tutta la vita. Sono i miei migliori amici. Quando si dice che ci si misura con qualcuno, è esattamente quello: misurare i propri progressi, la propria capacità di far fronte alle situazioni critiche, misurare la propria forza. E capire come usarla nel modo più adatto”.

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