Malagò: «Non basta un nome per risolvere tutto»

Con una battuta, li seppellirà. «Abbiamo buttato giù il calendario del 2018, da metà giugno a metà luglio saremo un po’ più liberi. Vi rendete conto? Intere generazioni private di un’emozione unica. Per il prossimo Mondiale estivo dovremo aspettare il 2026…». Con una sforbiciata, gli ha già fatto barba e capelli. «Ma non si dica che è una punizione – stoppa sul nascere qualsiasi polemica -. Anzi, abbiamo avuto molto rispetto per il calcio, mi auguro ce lo riconoscano».
UNICA Con rispetto, giura Giovanni Malagò, ma sono altri due milioni e seicentomila euro in meno per la Figc. Il contributo per il 2018 scende da 33 a 30,4, il calcio lascia per strada circa un altro 8% (7,9 per la precisione), la sua quota sul totale dei quasi 146 milioni dei fondi governativi che il Coni destina alle federazioni sportive, lo stesso dello scorso anno, ormai non supera il 20%. La Federcalcio resta di gran lunga la più remunerata, ma anche a questa tornata è l’unica a pagare dazio, mentre sono 23 le federazioni che ne beneficiano (ciclismo, canottaggio, scherma e sport equestri quelle che guadagnano di più), seppure con incrementi che non superano i 250mila euro. Una costante nell’era Malagò, una discesa inarrestabile dal 2011, dai 78,6 milioni di quota. Inevitabile, anche questo taglio? «Non solo – risponde Malagò, a margine della Giunta del Coni riunita per la prima volta a Bari -. Abbiamo rivisto al ribasso la cifra del taglio che risultava dall’applicazione dei criteri, proprio per evitare che qualcuno ci accusasse di voler infierire. Perché il calcio avrebbe dovuto avere un taglio maggiore in base all’incidenza dei risultati. La flessione è più lieve. Una scelta condivisa dalla Giunta, abbiamo voluto dare un segnale di rispetto».
GIOCO DELLE PARTI Lo stesso che Malagò mantiene, innanzitutto a livello personale, con molti presidenti di A, «quei signori», come li ha definiti, che oggi proveranno a eleggere Vegas, uno degli ultimi tentativi per evitare il commissariamento minacciato dal Coni. «Si sono fatti talmente tanti nomi… Lo devono eleggere loro, io non esprimo giudizi – precisa Malagò -. Logico e giusto che tengano l’assemblea aperta, devono provarci fino all’ultimo». Gli chiedono delle schermaglie di questi giorni, del botta e risposta a distanza con Urbano Cairo, che ieri si è confrontato anche col ministro Lotti. «Io con molte di queste persone ci parlo (anche ieri, tante telefonate, ndr), ci stimiamo, in questi giorni c’è un gioco delle parti. Le mie idee sono chiare, credo di buon senso. Se si trovano altre soluzioni, bene. Io, però, resto convinto che non si risolva il problema del calcio sostituendo un uomo con un altro. E poi – aggiunge -, le caselle da riempire sono tante».
LO FANNO? Nove, per la precisione. Ce la faranno? «Se trovano una quadratura per paura del commissariamento è sbagliato, anche perché sono già commissariati – spiega Malagò -. Il Coni non può, non deve e non vuole intervenire sulla Lega, il Coni aspetta solo di sapere se la Figc può andare a elezioni nei 90 giorni previsti». Un’eventualità che oggi potrebbe diventare probabile con l’elezione di Vegas. Malagò ci crede? «Se lo fanno, siamo tutti felici. Ma lo fanno?».
Alessandro Catapano (La Gazzetta dello Sport – Mercoledì 29 Novembre 2017)

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