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Judo, Slovenia terra di talenti e i triestini vanno a Celje a lezione dal “Mago” Fabjan

Mentre la piccola Slovenia esultava per l’ennesimo trionfo sportivo, quello di Tadej Pogacar e Primoz Roglic, rispettivamente primo e secondo al Tour de France, più di qualcuno ha iniziato a snocciolare nomi. Da Tina Maze ad Ilicic e Handanovic, per non dire poi dei campioni che la Slovenia vanta anche in pallacanestro, pallamano, canottaggio, atletica leggera, tiro a segno e via elencando. Ebbene sì, la Slovenia è un’eccezione sportiva, ma lo è anche nel judo. Anzi, soprattutto nel judo se si pensa che 

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Bodgan Gabrovec è diventato il presidente del comitato olimpico sloveno, proprio per gli straordinari successi ottenuti alla guida della federjudo, che in 20 anni di presidenza l’ha resa fra le più vincenti del paese. Sette gli atleti sloveni che hanno vinto l’oro olimpico. E due di questi sono judoka, Urska Zolnir e Tina Trstenjak, che non solo hanno vinto entrambe il titolo nei 63 kg, Urska a Londra, Tina a Rio, ma sono cresciute entrambe nello stesso club, il Sankaku Celje di Marian Fabian. Un caso? Neanche per idea, perché il Sankaku non è solo fucina di talenti, con i quali ha messo in bacheca altre tre medaglie olimpiche, Anamari Velensek (bronzo 78 kg 2016), Lucija Polavder (bronzo +78 kg 2008), Urska Zolnir (bronzo 63 kg 2004), ma è diventato anche punto di riferimento per mezzo mondo come, ad esempio, Majlinda Kelmendi, la fortissima kossovara che a Rio vinse la finale con Odette 

Celje 04

Giuffrida. Va da sé che per i judoka triestini, a Celje, ci si arrivi ad occhi chiusi. Veronica Toniolo, 17enne della Ginnastica Triestina, l’anno scorso oro europeo e mondiale U18: “Già prima di salire sul tatami del Sankaku Celje pensavo fosse fra i migliori club al mondo, ma dopo aver vissuto questa realtà lo posso affermare con forza. I risultati del resto, parlano da soli. Non credo siano molti i club che tengano in bacheca 2 ori e 3 bronzi olimpici, oltre ad innumerevoli medaglie mondiali e europee. A Celje mi sono sempre trovata benissimo, anche perché il metodo di Fabian è molto simile quello che adotto anch’io, con tre parole chiave: lavoro, lavoro ed ancora lavoro”. Un altro triestino assiduo frequentatore del tatami di Celje è Matteo Pribaz, ha ventidue anni e da Fabian ha trascorso spesso lunghi soggiorni di allenamento. “Oltre ai risultati olimpici, Urska Zolnir, Petra Nareks, Lucjia Polavder, Tina Trstenjak, Ana Velensek, Klara Apotekar, Igor e Matjiaz Trbovc, Rok Draksic, Michael Zgank e Adrian Gomboc, sono saliti sul podio nei Grand Slam, ai Mondiali ed Europei. Si tratta di atleti nati e cresciuti con Marjan Fabjan, una persona ed un maestro davvero fuori dalla norma. Un genio. Fin dal 2014 sono stato accolto come fossi uno di loro. All’inizio ero un pò intimorito dagli allenamenti molto impegnativi, dalle differenze linguistiche e culturali, ma poi tutto si è trasformato in amicizia con tutti. Sport vero, anche se duro. Condivisione nella fatica e nel supporto reciproco. Andavo là come un nomade, ho vissuto in quella casa-palestra che sbuca ai margini di un bosco ed è diventata per me una grande occasione di crescita. Ed anche se oggi non posso ritenermi un atleta di alto livello, proprio là ho imparato ad accettare i limiti e dedicare i punti di forza ai miei interessi, proprio come sanno fare i campioni”.

Enzo de Denaro – Il Piccolo Martedì 29 settembre 2020

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