Marco Maddaloni da buon judoka ha imparato presto a cadere. Di conseguenza, per lui rialzarsi è la cosa più naturale del mondo. Lo ha fatto dopo cinque infortuni alle ginocchia, lo ha fatto quando ha capito che la carriera sul tatami non gli bastava più. Aveva bisogno di altre emozioni per trovare nuove motivazioni e diventare più forte anche come judoka. I reality show lo hanno messo a confronto con se stesso e Marco ne è uscito vincitore: «Ho trionfato all’Isola dei Famosi grazie a quei valori che mi ha insegnato lo sport — ha detto dopo essersi aggiudicato il programma —, a partire dal rispetto per le regole e per gli avversari».
IL “CLAN” Cadere, in tentazione, e rialzarsi non è semplice in assoluto ma è ancora più complicato se vivi a Scampia. Per riuscirci serve un esempio da seguire e da quelle parti la famiglia Maddaloni è un modello da imitare. Campioni dentro e fuori il tatami i Maddaloni. Una famiglia di combattenti e di vincenti. Pino, Laura e Marco hanno fatto carriera ma non si sono limitati a quello: sono impegnati nel sociale e in palestra al fianco di papà Gianni, che ieri ha lasciato Marco a Milano e preso un aereo alle sei del mattino per recarsi al carcere di Arienzo dove c’erano 80 detenuti che lo aspettavano per una lezione di… storia, la storia del “clan” Maddaloni.
SOFFERENZA Una storia infinita se si pensa che Bright, il figlio che Gianni ha adottato qualche anno fa, ha appena vinto il titolo italiano cadetti nella categoria 81 kg, lui che ne pesa 79. Le speranze sportive della famiglia adesso sono riposte in lui. «Lavoriamo con un obiettivo: Tokyo 2020 — spiega il Maestro Gianni —. Le caratteristiche di un judoka vincente? Saper sviluppare la strategia giusta e l’abilità nella sofferenza, per questo Marco ha vinto l’Isola e per questo i miei figli sono prima uomini e poi atleti». Lui forma prima la persona e poi lo sportivo, anche i due ambiti sono connessi. Anzi, la partita si gioca tutta qui: bambini che imparano a cadere e a rialzarsi e che poi magari vincono le Olimpiadi come è successo a Pino, che ha avuto il merito di accendere i riflettori sulla palestra Star Judo e su Scampia.
REGOLE L’educazione, dei suoi figli come degli allievi, è il tasto su cui Gianni insiste da sempre, sul quale investire anche in termini di risorse. A proposito, parte dei soldi (100.000 euro) che arriveranno dalla vittoria di Marco all’Isola saranno destinati a risolvere alcuni dei problemi della Star Judo per i quali si prodigano tanti imprenditori napoletani, a cominciare da Paolo Scudieri: «Stiamo discutendo con il Comune per un equo affitto della palestra — spiega Maddaloni senior —, Marco mi aiuterà ma certo non posso versare le cifre che mi sono state chieste per il pregresso (oltre 200.000 euro) visto che tra l’altro non c’era alcun contratto firmato». Le regole vengono prima di tutto, la famiglia Maddaloni si è sempre attenuta a quelle.
INCONTRO Farle rispettare è alla base del progetto che Gianni e Marco hanno in testa: «Educare i bambini attraverso la pratica dello sport all’interno delle scuole grazie ad un “matrimonio” tra il Coni e con il Miur». La famiglia Maddaloni vuole aggregare, per farlo ha bisogno delle Istituzioni: «Chiedo a gran voce un incontro con Salvini, Malagò ed Abodi — conclude Gianni — perché l’unico strumento giusto per garantire in futuro la sicurezza è formare i giovani attraverso lo sport, il più grande veicolo di inclusione sociale». Gianni non si è mai spostato da Scampia, Marco si muove tra le Vele e nei carceri per diffondere la massima di famiglia: «imparare a cadere aiuta a rialzarsi».
L’ALBANIA E BALOTELLI L’ultimo sgambetto glielo ha fatto la Federazione italiana estromettendolo dalla Nazionale. Ecco perché sta preparando i Mondiali che si disputeranno a settembre in Giappone con la divisa dell’Albania. Un peccato perché Marco i colori azzurri li ha nel cuore ed avrebbe voluto difenderli ancora. Tuttavia, il suo desiderio di combattere è più forte di qualsiasi ostacolo, come si è visto anche all’Isola dei Famosi. Marco è atteso da un’estate indimenticabile perché è in programma anche il matrimonio con la sua Romina: il rapporto tra i due merita di essere raccontato visto che l’affetto della famiglia ha sostenuto il vincitore dell’Isola nel lungo percorso affrontato in Honduras. Romina e Marco sono due ragazzi “qualunque”, dediti ai figli e che puoi incontrare per strada a Scampia mentre fanno la spesa o in Villa Comunale. I momenti tristi e quelli felici li condividono con la gente del quartiere. Erano al funerale di Ciro Esposito per testimoniare il loro dolore che poi era quello di tutta la loro gente. Erano in piazza quando il maxischermo irradiava le immagini del Mondiale 2014 e l’Italia veniva battuta a sorpresa da Costa Rica. Facevano il tifo per Mario Balotelli, nonostante quest’ultimo fosse andato a Scampia soltanto per esaudire il desiderio di vedere come si spacciava la droga all’ombra delle Vele (in una notte d’estate del lontano 2010). Marco e Romina però non portano rancore, hanno imparato che soltanto chi cade può rialzarsi.
Gianluca Monti – La Gazzetta dello Sport di mercoledì 3 aprile 2019
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