Confronto sì, passi indietro no. Almeno per ora. Il Governo tira dritto sulla strada della riforma contenuta nella bozza della legge di Bilancio, che riduce le prerogative del Coni alla sfera della preparazione olimpica e battezza la società «Sport e Salute S.p.A.», con dirigenti e consiglio di amministrazione nominato dal Governo, come nuovo centro del sistema sportivo italiano. A Palazzo Chigi Giancarlo Giorgetti e Giovanni Malagò hanno dialogato per quasi un’ora e mezza, ma si fa fatica a parlare di un vero avvicinamento.
SOFT All’uscita dal colloquio, Malagò cerca di essere il più possibile ottimista: elogi agli altri provvedimenti «sportivi» della bozza, fiducia nella possibilità di arrivare ad alcune modifiche. Però, alla domanda sul perché della riforma – che Giorgetti non vuole chiamare «rivoluzione» per evitare un eccesso di enfasi – risponde in modo eloquente: «Non dovete chiederlo a me, però penso che la risposta è di natura politica». E lo sport italiano aveva bisogno di questa riforma? Il presidente del Coni aspetta qualche secondo, ma poi dice chiaro e tondo: «No, non penso proprio».
LO DICE IL CONTRATTO Evidentemente Giorgetti è di un’opinione differente. Se è vero che sarà ancora il Coni a dare le carte (cioè a decidere sui finanziamenti alle federazioni) per il 2019, se è vero che una «bozza non è il vangelo e si può migliorare», il sottosegretario fa intravedere poche concessioni possibili sul cuore del provvedimento. «La nostra posizione è la trasposizione di quanto è scritto nel contratto di governo – dice Giorgetti alludendo al fatto che i 5 Stelle condividono in pieno la riforma – È la democrazia della politica, non c’è alcuna volontà da parte della politica di mettere le mani su qualcosa, ma c’è semplicemente la volontà di fare altre cose e meglio per il bene dello sport italiano». Insomma, si va avanti. Il sottosegretario spiega che la Coni Servizi «non sarà cancellata, ma trasformata ampliandone l’oggetto sociale». In pratica, la nuova «Sport e Salute» allargherà il suo raggio: non solo medaglie, non solo campionati, ma qualcosa che guardi allo sport anche nella sua dimensione «sociale», un nuovo compito (ma con le stesse risorse) anche per le federazioni.
GIUNTA Ma come e dove andrà a finire? Di certo si sa che Giorgetti e Malagò si rivedranno fra una decina di giorni. E che il presidente del Coni ha convocato, per ora non c’è l’ordine del giorno ma si può immaginare, una giunta e un consiglio nazionale per il 15 novembre. Forse un modo per non gestire il confronto in solitudine. Nel frattempo, il 7 novembre, arriverà in Italia anche il presidente del Cio, Thomas Bach. Incontrerà Giorgetti ed è scontato che si parlerà di riforma oltre ovviamente alla partita (in cui l’Italia è sempre più favorita) sull’Olimpiade 2026.
PASSAGGI Ma su che cosa si può mediare? Intanto ci sono alcuni passaggi tecnici da chiarire. Per dire, forse il 2020 – l’anno delle Olimpiadi – non è proprio un anno ideale per fare debuttare un sistema di erogazione dei fondi che graverebbe sulla preparazione olimpica. Però la trattativa avrà altri contenuti. Il riequilibrio della distribuzione a vantaggio del Coni (nel testo attuale avrebbe 40 milioni contro i 370 di Sport e Salute)? In realtà già nel testo, si prevede in «prima applicazione» la possibilità di rimodulare le cifre. Una modifica potrebbe per esempio prevedere che sia il Coni a decidere uno o due membri del consiglio di amministrazione della nuova società. Ipotesi che corrono. E che riempiono una sofferta e complicatissima trattativa.
Valerio Piccioni (La Gazzetta dello Sport, 1 novembre 2018)
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