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Il presidente del Coni eletto membro Cio, crescono le donne

Dal prossimo 1° gennaio Giovanni Malagò diventerà membro del Cio, entrando nel «parlamento» dello sport mondiale. Un «parlamento» che sta cambiando parecchio rispetto ai tempi in cui c’erano solo conti, baroni e principesse, oggi sempre più minoranza dell’assemblea. Ieri, con il presidente del Coni, sono stati eletti esponenti di sei Paesi finora non rappresentati: dall’Afghanistan (con una ragazza, Samira Afghari, che ora con i suoi 24 anni è il membro più giovane del Cio) al Rwanda, dalla Lituania al Paraguay, dall’Uganda al Bhutan.
ECCEZIONE ITALIA In questo contesto in grande movimento, l’Italia resta a quota tre membri, sfruttando ancora una volta un’eccezione a vantaggio del nostro mondo olimpico. Le regole prevedono che non sia possibile per un Paese avere due membri «individuali» (cioè permanenti, non nominati in quanto presidenti di comitati olimpici nazionali o di federazioni internazionali). Per un altro anno l’Italia invece li avrà perché se il mandato di Mario Pescante scadrà alla fine dell’anno per raggiunti limiti di età, Franco Carraro rimarrà in carica fino alla fine del 2019, mentre ieri l’Italia olimpica ha battuto un altro colpo con Ivo Ferriani, il presidente della federazione internazionale del bob entrato a far parte dell’esecutivo, il governo del Cio. Questo… eccesso d’Italia avrebbe potuto giocare qualche scherzo a Malagò nel voto (segreto). Ma il presidente del Coni ha avuto 66 voti favorevoli e 8 contrari, un risultato più o meno in linea con tutte le altre new entries «individuali».
LA FERITA 2024 Per Malagò il voto è «una forma di grande rispetto per lo sport italiano». Se il tramonto di Roma 2024 è stata la sua delusione più grande, la giornata di Buenos Aires è il momento più felice da dirigente? «Più che delusione quello fu un dolore, un dolore infinito per non aver avuto la possibilità di spiegare l’importanza di quel progetto. Ma nello sport devi saper perdere anche se quella partita non l’abbiamo neanche potuta giocare». Ora, però, c’è una nuova pagina, una nuova candidatura, nuovi interlocutori politici anche se i rapporti con il nuovo Governo in questi mesi non sono stati semplicissimi. La nomina a membro Cio può dare più forza al Coni per difendere l’autonomia dello sport ed evitare invasioni di campo della politica? «Non sono mai stato preoccupato, francamente non ho mai pensato a questo, ma nel dubbio sì, possiamo dire che può aiutare».
TUTTI GLI SPORT Da praticante, Malagò ha raggiunto nel calcio a 5, giocando in Serie A, i suoi risultati migliori. Da sempre il pallone — da praticante, da tifoso, da dirigente — si è preso un bel po’ del suo tempo «sportivo». Si può dire che ora che l’olimpismo abbia detto definitivamente al calcio «fatti più in là»? «Sicuramente. Ma io mi sono appassionato e ho praticato tutti gli sport. Fin da ragazzino. Ricordo gli allenamenti di Pietro Mennea, i racconti di mio padre su Coppi e Bartali, i pomeriggi al Palaeur per il Mondiale di pallavolo del ’78 con il secondo posto della nazionale di Pittera, i match di Nino Benvenuti…».
LA SVOLTA FEMMINILE Malagò diventa membro Cio nel mezzo di un forte processo di rinnovamento olimpico. «Il vecchio Cio non l’avrebbe mai fatto». Nuovi Paesi, la presenza delle donne che cresce e che è arrivata a un terzo del «parlamento» dello sport mondiale. In Italia, invece, nel consiglio nazionale siamo a meno del 15%. «Ma ci sono stati e ci saranno dei segnali di ricambio importanti».
PESCANTE SALUTA E’ stato anche il giorno del saluto di Mario Pescante, all’ultima sessione. Un saluto non proprio tale. Thomas Bach ha proposto e ottenuto che l’assemblea nominasse il dirigente italiano membro onorario, elencando i suoi successi diplomatico-sportivi, dalla presenza del Cio come «osservatore» alle Nazioni Unite fino al paziente lavoro di riavvicinamento fra le due Coree. Insomma, Pescante resterà fuori solo sulla carta tanto che sta già lavorando in via riservata a una nuova «impresa».
Valerio Piccioni (La Gazzetta dello Sport, 10 ottobre 2018)

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