Ossessione doping «Sono un genitore, è possibile avere…?»

Il viaggio nell’abisso del doping comincia in ammiraglia. Le «cimici» e i Gps nascosti dai poliziotti nelle vetture della squadra Asd Gran Fondo del diavolo Altopack di Capannori (Lucca) aprono il libro degli orrori. Un mondo dove i corridori, mentre vanno alla gara, non parlano di musica, ma di dosi di Epo. E quelle ore diventano iniziazione alle sostanze vietate per i giovani.
Nelle 114 pagine dell’ordinanza con cui il Gip (giudice delle indagini preliminari) del Tribunale di Lucca sposa completamente la minuziosa ricostruzione della Procura, non c’è spazio per etica o correttezza sportiva. Qui il vero giudice non sarà chi, in ambito penale e sportivo, punirà in modo esemplare decine di persone, ma la coscienza. Soltanto la coscienza. Con genitori che comprano le sostanze per i figli. E figli che ordinano alla mamma di acquistare ormoni.
Economia L’uso scientifico delle intercettazioni ambientali, telefoniche e visive, svela tutto. Con la morte del povero Linas Rumsas diventata pretesto per spostare la sede dei trattamenti dopanti dal ritiro dell’Altopack alla casa dei genitori di Luca Franceschi, il presidente della squadra. Narciso Franceschi e Maria Luisa Luciani sono i nonni che raccolgono i farmaci e aspettano i corridori. Il tutto con un obiettivo: «A dopare i ciclisti è la consapevolezza che le vittorie e i risultati sportivi possano favorire le sponsorizzazioni», si legge a pagina 8. Il direttore sportivo Del Nista dice riferendosi a Franceschi: «Lui contava tutto su questa corsa… (aveva detto) “ci sono tutti li sponsor di Lucca, son tutti a Viareggio e io ci voglio fare una bella figura”… Gli ha messo una pressione addosso che i ragazzi non sanno quello che fare». Il giudice sottolinea che gli aspetti economici e fiscali di gestione del team sono da indagare: il Gip parla di false fatturazioni, fondi neri, assegni che tornano indietro.
Frasi Luca Franceschi, per il giudice, è «attivo nel gestire la squadra e nel reperire le sostanze dopanti sul mercato illecito, nonché nel decidere, istigare e organizzare le attività di somministrazione». Franceschi spinge il polacco Gracjan Szelag al doping: «Se vuoi andare forte te lo dico, se no fai come ti pare. Fai la vita, fai tutto.. però bisogna che tu… per dire domenica corri e domenica sera senza dire nulla vieni su… fanno ventimila (unità di Epo, ndr)». Il corridore è contrario e ne parla ai compagni: «Mi hanno proposto…. di fare… della roba, ma non voglio. Roba seria. Ho detto no, non voglio». Cederà.
Casa-clinica Ci sono i dialoghi tra Narciso Franceschi e la moglie Maria Luisa, nella loro villetta si svolgono i trattamenti. Luisa: «L’hai già presa la roba per i corridori?». Il marito: «Sì». Luisa: «Allora loro aspettano, te arrivi, vengo giù a prendere la roba». I corridori vanno e vengono. «Ci devo mettere quindici di acqua e metà boccettina di quello, non la mettere tutta». «Tutta ti fa male, ti brucia il rene». «Ho levato l’ago». «Bisogna comprare anche il deflussore? (si parla degli aghi butterfly per le infusioni). «Prendi farfalline al 23». «P…, è uscito il sangue».
Emblematico E la coscienza? Non facciamo nomi, non serve. Il papà di un ex corridore Altopack chiama il farmacista Bianchi: «Pronto Andrea, sono Mauro, il papà di… il corridore. Ti domandavo se era possibile avere qualcosa perché…». Il farmacista: «Quello lassù vuole venti euro a fiala… per te ci avevo pensato, te vai tranquillo che domani ci dovrei avere tutto». Quando le fiale arrivano, la Polizia ferma il farmacista, che «con mano tremante» consegna il sacchetto: dentro, testosterone. Per difendersi, dice che i prodotti sono destinati «a dei cacciatori per curare gli uccelli». La polizia non sequestra, per tutelare l’indagine: e pochi giorni dopo, Bianchi consegna le due confezioni di testosterone al papà del ragazzo.
Luca Gialanella – La Gazzetta Sportiva di domenica 11 febbraio 2018

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