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Intervista a Matteo Marconcini… prima di compleanno e mondiale

Udine, 24 agosto 2017. Matteo Marconcini è un ragazzo speciale. Fra qualche giorno, il 26 agosto, compirà 28 anni ed il 30 salirà sul tatami della Laszlo Papp Budapest Sports Arena. Sarà il suo primo campionato del mondo. Così come, un anno fa, quella a Rio fu la sua prima Olimpiade. Il ricordo di quella splendida gara conclusa ai piedi del podio non si è sbiadito, così come le peripezie che Matteo ha dovuto superare, e continua a farlo, a causa di infortuni più o meno gravi, ma costantemente in agguato. Marconcini però, non è solo un atleta di grande talento, ma è anche uno che non molla mai. Insomma, è proprio un ragazzo speciale.
– Come ti senti rispetto ad un anno fa, prima della tua prima Olimpiade?
“Un anno fa ero completamente diverso, un’altra persona. Sia mentalmente, perché arrivavo a quell’appuntamento da outsider, al punto che nessuno sapeva chi fossi, ma anche fisicamente, perché avevo qualche acciacco in meno e avevo una preparazione più centrata sui pesi. Adesso ho acquisito consapevolezza di quello che ho fatto, l’Olimpiade mi ha fatto capire che tutto è possibile nel nostro sport e vado a Budapest per giocare le mie carte come uomo da battere!”.
– Quali differenze immagini d’incontrare fra l’Olimpiade ed il Mondiale?
“L’Olimpiade è una cosa unica, una magia che ritorna ogni 4 anni ed è sacra perché tutti, dai bambini agli anziani la seguono, il mondiale invece è molto importante nel nostro mondo, basti pensare che nessun italiano è mai riuscito a vincerlo. (L’oro mondiale nel judo è stato vinto fin’ora soltanto con le donne, 1980: Margherita De Cal; 1984: Maria Teresa Motta; 1989 e 1991: Emanuela Pierantozzi; 1991: Alessandra Giungi, ndr). Vivere la magia dell’Olimpiade ti cambia per forza ed è una conseguenza poi che sia tu stesso a modificare alcune cose. Non mi sento di fare pronostici, anche perché nel judo tutto può succedere e chiunque può “scivolare” con chiunque. È certamente anche questo aspetto, il bello del nostro sport!”.
– Ora che per i tuoi avversari non sei più uno sconosciuto, cos’hai preparato per sorprenderli?
“La sorpresa che ho preparato ai miei avversari è… una sorpresa! Sennò che sorpresa sarebbe?

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