Bosnia basket U16

Tutto tutto, niente niente

Udine, 19 agosto 2015. È trascorsa una settimana da quando la vicenda di Pino è diventata di dominio dei media nazionali, e da quando erano trascorsi pochi giorni soltanto dal mondiale cadetti, che aveva completato un trittico di risultati straordinari per gli azzurrini. Due vicende che nulla hanno a che fare una con l’altra, se non l’aspettativa comune di incontrare il riscontro nell’opinione pubblica. Condivisione o solidarietà, ma per entrambi i casi l’aspettativa coincide con il piacere di cogliere il riconoscimento per ciò che si è fatto, risultato o protesta che sia. Entrambi i casi hanno raccolto grandissima partecipazione sui social, a differenza di giornali e tv, che hanno sostanzialmente ignorato i cadetti, con l’eccezione de La Stampa, che ha utilizzato le medaglie mondiali dei cadetti per farne uno special in chiave sociale con un’apertura di pagina, sui ragazzi di Scampia che vincono nello sport. Le logiche della comunicazione comunque non hanno segreti, anche se spesso si fatica ad accettarle e seguirle. Sempre è necessario capire ed accertarsi prima di dare una notizia, perché la voglia di commentare senza conoscere crea confusione, e perchè cedere all’irresistibile necessità di esprimere un’opinione solo per dimostrare di averne una, o peggio, per condizionare gli altri, non è corretto. Ed il problema non si può risolvere con i luoghi comuni, fra i quali il più abusato è: ‘contano i fatti, non le parole’. Ma veniamo al punto. Due importanti quotidiani nazionali di oggi (mercoledì 19 agosto) hanno parlato di uno stesso fenomeno, la vittoria mondiale dell’Italia femminile U18, raccontando una realtà diametralmente opposta. E solo per dire che 50mila bosniaci in piazza a festeggiare sono tanti. Sempre a proposito di visualizzazioni, mi piace, sport giovanile, tweet, eccetera, eccetera, eccetera.
 
Articolo 1
Tg, giornali e social: il fenomeno azzurrine
Fenomeno mediatico. Inaspettato, ma meritato. L’onda lunga dell’esaltante oro dell’under 18 azzurra in 48 ore si è rinforzata sempre più raggiungendo numeri da capogiro. In televisione, sui giornali. Per non parlare dei social network. Un bagno d’affetto che Orro e compagne hanno toccato di persona ieri pomeriggio, al loro arrivo all’aeroporto. Incassato il tweet di complimenti di Matteo Renzi e le prime pagine di quotidiani generalisti, le ragazze di Marco Mencarelli hanno assaggiato il palcoscenico dei titoli del tg5 nell’edizione delle 13 e quelli del tg1 nell’edizione serale di lunedì. E se fin qui è tutto spiegabile e giustificabile nel premiare e dare notizia di un traguardo sportivo (la 5a medaglia al Mondiale femminile Under 18, il primo oro), quello che si è scatenato sui social network è qualcosa di fuori dal comune.
Superata la Seniores. Anche il mondo del calcio si è accorto del capolavoro delle azzurrine del volley. Sulla pagina Facebook della Lega Calcio di Serie A è comparsa la foto delle azzurrine con questo messaggio: «Impresa storica della nostra Under 18 di Lega Pallavolo Serie A Femminile che in Perù si è laureata Campione del Mondo battendo in finale gli Stati Uniti. Congratulazioni da tutto il calcio italiano!». Ma il boom assoluto arriva dalla pagina Facebook della Federazione italiana pallavolo. Solitamente su questa pagina le notizie più gettonate fanno registrare una media di 200mila persone raggiunte. Durante il Mondiale milanese dello scorso anno, la squadra di Bonitta faceva registrare 500mila persone raggiunte. Ebbene, la notizia del successo mondiale ha triplicato il dato della seniores: 1milione e 692mila persone raggiunte. Con il video dell’ultimo punto della finale — la schiacciata vincente di Vittoria Piani — postato dalla Lega femminile che ha raggiunto 1milione 285mila 622 visualizzazioni.
 
Articolo 2
Chi esalta i baby dello sport e chi li dimentica
Bosnia in piazza per gli under 16 campioni d’Europa di basket. Gli italiani invece non si sono accorti delle azzurrine iridate del volley
Potete chiamarlo in mille modi diversi. Chiamatelo miracolo dello sport, chiamatela rinascita di un Paese dilaniato da anni di guerra, chiamatelo inaspettato patriottismo di un popolo che fatica quotidianamente a cementare la propria unità. Ma le foto rimangono comunque impressionanti e raccontano una nazione che ha voglia di dimenticare distinzioni tra etnie e religioni. Di emergere. Di dire «ci siamo anche noi». «Questi ragazzi ce l’hanno fatta perché fin dal primo giorno si sono rispettati l’un l’altro. Questa è la strada: rispettiamoci l’un l’altro, vi prego!», ha urlato alla folla Josip Pandza, l’allenatore 28enne che ha portato la nazionale under 16 di basket della Bosnia Erzegovina sul tetto d’Europa. Erano in 50mila l’altra sera in Titova street a Sarajevo (vedi la foto) per accogliere i loro giovani eroi, tutti nati a cavallo del nuovo millennio. Ragazzi che non hanno conosciuto gli orrori della guerra ma che vivono quotidianamente le fatiche della ricostruzione. Oltre ai cittadini della capitale, tanta gente è arrivata dalle città vicine e dai villaggi della Bosnia centrale per celebrare un’impresa quasi incredibile. Un cammino fino all’oro europeo dove si intrecciano sport, politica e storia. Perché prima dei quarti di finale dalla federazione bosniaca non erano ancora arrivati i 10mila euro di iscrizione al torneo e anche i giocatori erano ormai convinti di dover fare le valigie; perché a salvare il destino della nazionale ci ha pensato una catena della grande distribuzione; perché la vittoria è arrivata in uno sport dove i cugini serbi sono vicecampioni del mondo in carica; perché la Bosnia non aveva mai vinto nulla prima d’ora. E il paragone con l’Italia è impietoso. Ieri la nazionale under 18 di pallavolo femminile fresca campionessa del mondo è sbarcata a Fiumicino. Ma non chiedetevi se l’aeroporto è andato in tilt.

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