Il sogno di Matteo Medves è la qualificazione per le Olimpiadi a Tokio 2020 e, per realizzarlo, deve continuare a salire nella classifica mondiale dei 66 kg. Al momento è 42esimo, non male, ma la strada è lunga e la concorrenza agguerrita. La prima opportunità del 2019 per il campione udinese è il Grand Prix a Tel Aviv, torneo con 379 atleti da 53 nazioni e, per Medves che proprio a Tel Aviv, lo scorso aprile, ha messo al collo l’argento agli Europei, potrebbe essere un segnale incoraggiante. “Non nego l’emozione nel ritornare dove ho centrato quello che, per ora, è il mio migliore risultato, ma sono carico al punto giusto e concentrato sia per questo impegno, che per il Grand Slam a Parigi, due settimane più tardi – ha detto Matteo Medves – mi sono preparato al meglio e dopo il Winter Camp a Lignano sono stato all’OTC a Mittersill. Sono pronto e consapevole che tutte le gare sono molto toste ed è necessario dare sempre il 110%”. Matteo è il primo degli italiani a salire sul tatami nella Shlomo Arena per affrontare il maltese Jeremy Saywell, un atleta allenato – ironia della sorte – dall’udinese Denis Braidotti. Il vincitore di questa specie di ‘derby’ dovrà affrontare poi, Baruch Shmailov israeliano n. 4 nel ranking mondiale che, a Tel Aviv, gioca in casa ed è anche la testa di serie n. 1 della categoria. Ma, come dice lo stesso Matteo Medves, tutte le gare sono molto toste e, per vincerle, bisogna superarsi. Dare sempre il 110 per cento è sempre stata una qualità che ha caratterizzato il modo di combattere di Medves. Anche con i più forti.
Non vedo l’ora di fare un altro Survivor Camp
Atleti di ben nove nazioni diverse hanno preso parte la settimana scorsa al Survivor Camp organizzato a Celje dal Judo Klub Z’dezele Sankaku ed il