Intervista a Gabriele Montanari, rivoluzionario concreto, prossimo alla quotazione in Borsa della sua Askii

Siamo a Tavagnacco, Udine. Una mente brillante e tanta passione per il digitale, per i social che rompono gli schemi, per l’informatica e per il marketing che crea valore vero: e questo significa voglia di crearsi una startup che lasci il segno, non solo in Italia, ma nel mondo. Intervistiamo per i lettori di StartUp Magazine un giovane intraprendente di successo: Gabriele Montanari 26 anni, madre e padre poliziotti e l’inizio di un percorso universitario alla facoltà di matematica. Nel 2013 Gabriele ha soli 22 anni e crea dal nulla un’impresa che alla fine del primo anno fattura 30.000 euro e dopo 3 ha ricavi per 1.500.000 euro. Ecco, questo ragazzo dai capelli biondi e gli occhi che sprizzano intelligenza quoterà la sua Azienda  ASKII  di 19 dipendenti alla Borsa di Londra (e poi di Malta) il prossimo 19 Gennaio. Ed ora tutti nel mondo delle startup parlano di Lui e della sua invenzione principale “Keople”… 
-D: Gabriele, partiamo dall’ inizio temporale: quale è stata la scintilla con cui è nata Delta Askii e con che risorse sei partito?
G.M.: Mi trovano nelle aule dell’Università di Udine in un caldo pomeriggio di Agosto 2013 con quello che poi è diventato il mio primo socio e soprattutto rimasto uno dei miei più grandi amici: Marco Faraci. Stavamo per l’ennesima volta ripassando il programma per un importante esame della sessione estiva e saturi di un percorso che ci dava pochi stimoli ci siamo guardati in faccia e abbiamo detto: “E’ il momento di fare qualcosa di grande, qualcosa di nostro.” Abbiamo dunque iniziato ad ideare Keople e, consapevoli della necessità di ampliare il numero di interlocutori e addetti ai lavori, ci siamo iniziati a guardare attorno cercando quelli che ci sembravano essere i nostri compagni di corso più capaci, idonei per essere poi coinvolti nel nostro progetto. Abbiamo dato inizio a delle autentiche selezioni e con Michael Musso e Michele Zucchini fu amore a prima vista, da lì in poi noi 4 rimanemmo il nucleo di tutte lo nostre aziende, per arrivare poi a fondare la Holding alla fine dello scorso anno. Dovessi sintetizzare in un termine la nostra scintilla non ho dubbi: il malessere. Quello, in particolare, di sentirci poco valorizzati in un contesto che ci stava stretto, eravamo alla ricerca di stimoli, aver saputo tradurre il nostro malessere costruttivamente è il motivo per cui esiste Delta Askii, Askii Holding e Keople, che verrà lanciato sul mercato dopo la quotazione in Borsa.
D.: Quanto è importante per una startup innovativa e digitale avere sin da principio una visione a lungo termine, un orizzonte di prodotto e di mercato globale? Cosa vi ha guidato in primis?
G.M.: “Make local, think global.” La giusta lettura degli stimoli che il mercato mondiale propone è la chiave del successo di una Start Up innovativa, è da lì che si parte per riuscire ad avere la giusta visione di insieme da tradurre poi operativamente in duro lavoro che apporti un beneficio concreto anche in locale. Il valore aggiunto di esserci mossi in un contesto che conosciamo è stato certamente quello di riuscire a leggere l’antropologia, le abitudini e i tempi in maniera efficace da subito, con grande consapevolezza e strutturando a quel punto una proposta commerciale appetibile, costruita su target definiti e chirurgicamente scanditi. Amo definirlo “mercato di mercato” Che evolve il concetto di “mercato di prodotto” partendo dall’attenta lettura del consumatore-tipo, così da costruire il perfetto prodotto su misura e strutturare l’offerta a partire dalla domanda, questo è Delta Askii Srl.
D.: Immagino che le difficoltà non siano mancate in questi 3 anni: quali sono stati gli ostacoli maggiori e come li avete risolti?
G.M.: Siamo legati più del primo giorno a Keople, il nostro primo prodotto, ad oggi mai commercializzato nella sua versione definitiva nonostante lo straordinario percorso di Delta Askii e di Askii Holding. Questo perchè la prima difficoltà per chi come noi è partito senza soldi è proprio quello di disporre delle risorse necessarie a creare struttura, investendo su ricerca, formazione e tutto ciò che nel mondo digitale è imprescindibile. Senza la congrua somma da stanziare in attività di comunicazione e marketing nessun prodotto che vive di bacini d’utenza avrebbe potuto attecchire sul mercato in maniera dirompente, a maggior ragione se rapportato ai Colossi con cui nel settore ci si trova a confrontarsi. Abbiamo lavorato sodo partendo dalla lettura del mercato in cui ci trovavamo, rimboccandoci le mani per costruirci la libertà finanziaria di poter investire su noi stessi e sui nostri prodotti. Romanticamente ci raccontiamo che le nostre performance sul mercato siano state la condizione necessaria per “regalarci” l’opportunità di fare Keople, per questo oggi siamo un buon investimento: proporremo sul mercato mondiale prodotti proprietari scaturiti dal nostro estro creativo ma figli di una pragmatica e chirurgica lettura di un mercato che, numeri alla mano, abbiamo saputo interpretare correttamente.
D.:  Ti accingi a lanciare sul mercato mondiale il vostro prodotto di punta: “Keople”. Puoi spiegarci cosa è, come funziona e cosa dovrebbe rappresentare per lo user?
G.M.: Assolutamente no! [ride] Keople è l’ultimo Social Network. Racchiude i 15 anni di attività Social opportunamente interpretati -ritengo- in una piattaforma anzitutto finalizzata a costruire relazioni umane autentiche e commerciali altrettanto concrete, legate dunque alla prossimità, alla raggiungibilità di chi fisicamente è in grado di poter interagire nell’immediato. Presenta connotati unici, logiche di gaming e tanto altri aspetti che consentano di poter coinvolgere un pubblico trasversale per età, sesso, abitudini.
–  D.: Quali e quanti finanziamenti avete ricevuto finora e da chi? E quali sono i colli di bottiglia in Italia dal punto di vista della raccolta di capitale di rischio?
G.M.: Delta Askii Srl -la nostra azienda- è l’incubatore di tutte le nostre Start Up. L’attività di ricerca e sviluppo ce la siamo interamente autofinanziata, investendo il 35% dei costi dei nostri esercizi in R&D forti della consapevolezza di avere in pancia tutte le risorse necessarie per poter debuttare sul mercato internazionale col frutto della nostra inventiva. Abbiamo incontrato numerosi tra Business Angels e Investitori e quanto ci è stato sostanzialmente proposto negli anni è stato o una bufala o un’implicita acquisizione della nostra idea di progetto. Capitali di rischio in Italia vengono prevalentemente investiti su aziende che già funzionano, non certo su idee agli albori -seppur valide- come succede nei Paesi dove Venture Capitalism lo sanno fare davvero. Questo anzitutto per l’incapacità degli Advisors di leggere il business digitale sia sotto il profilo tecnico e tecnologico che sotto quello creativo legato agli effettivi volumi che la società potrebbe essere in grado di realizzare. Dalla definizione dunque delle tecnologie impiegate, arrivando alla stesura delle linee di ricavo che scaturiscono, il problema si manifesta in ingresso: raramente abbiamo riscontrato ci fosse la capacità di valutare un’idea vincente.
–   D.: Quanto vi aspettate di raccogliere – approssimativamente – dalla imminente quotazione alle Borse di Londra (mercato Aim) e di Malta? E come impiegherete i “fondi” raccolti?
G.M.: Stiamo già lavorando a una seconda emissione perchè i primi 10 milioni quotati riteniamo che verranno raccolti in tempi brevi visto il grandissimo riscontro che da mesi stiamo ricevendo. La quotazione si è resa necessaria proprio per aprire l’opportunità di investimento ai tanti che ce lo richiedevano, diventava impossibile continuare a cedere ulteriori porzioni di capitale mantenendo intatti i ruoli di governance, Askii Holding è la concreta opportunità di essere nostri partner in questa impresa, garantendosi margini importanti e la partecipazione a tutti i nostri progetti. La liquidità ricavata verrà stanziata per ultimare alcuni dei prodotti che attualmente abbiamo in pancia e, in particolare, per finanziare la campagna di comunicazione e creazione dell’infrastruttura a supporto di Keople, BlackBox e Nuggets.
–   D.: Un ultima domanda Goethe ribadiva che il successo è dato al 5% dal “genio” e al 95% di duro lavoro: ti rispecchi in questa affermazione? Quali skill ti riconosci dopo quasi 4 anni da imprenditore di successo ? E di quali pensi di avere bisogno nel futuro prossimo?
G.M: Ritengo non si possa circoscrivere al solo 5% quello che “genio” penso di poter tradurre in “abilità innate”. Con la stessa consapevolezza con cui potrei relazionare del perchè sono completamente incapace di fare molte altre cose (non chiedetemi di cambiare una lampadina, ad esempio [ride]) dico coerentemente che la ragion d’essere di ciascuno è figlia di una consapevolezza che non può non essere innata, affinata ed evoluta nel tempo col duro lavoro ma che io amo definire talento. Non si deve studiare tanto, si deve studiare sempre, lavorare duro ogni giorno per crescere, migliorare, evolvere, perchè questo mondo competitivo impone autenticità, concretezza e grande competenza. Sapere ascoltarsi è il vero obbligo morale che abbiamo verso noi stessi ed è la chiave di tutto: “Che cosa amo fare? Perchè mi sveglio al mattino?” Ecco forse è proprio da questa domanda in poi che alcuni riescono a trovare il modo per fare la differenza al lavoro, in cucina, sul palcoscenico, su un campo da gioco o nelle aule universitarie, magari proprio in un caldo pomeriggio d’agosto.
 
di Daniele Giacobbe (Start Up Magazine, 10 gennaio 2018)

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